Volontari involontari

FILO

Quando decidi di fare il volontario ti chiedi sempre perché lo fai, se per gli altri, per protagonismo, per sfidarti o essere considerato nella tua comunità. Alla fine capisci che qualunque sia il motore che ti spinge -e spesso è una combinazione di molti fattori- sei utile comunque.

Perciò lo fai e basta.

Ho scelto di fare da supporto agli allenamenti di tennis della FILO Onlus per ragazzi con disabilità intellettiva perché mi incuriosiva il fatto che non fosse richiesto di saper giocare a tennis.

“Cavolo -mi sono detta- è come se per fare il cuoco non bisogna saper cucinare”, perciò mi è piaciuto. Una bella mattina di sabato ho preso il 70, poi il 60 e il 337 e sono arrivata al Panda Tennis, sulla via Nomentana. Mi accoglie Ferdinando, il capo progetto, che ho già sentito per telefono. Mi presenta i ragazzi e mi parla dell’attività. Io non so giocare, così all’inizio osservo, capisco l’importanza della concentrazione e dei tempi di risposta su un campo da tennis, e come sia fondamentale conoscersi per interagire. E’ anche fondamentale raccogliere le palline, che persino i poeti senza un po’ di prosa non mangiano, e mentre osservo raccolgo, e mentre raccolgo osservo…

Durante i cambi di turno si siede accanto a me Manuela, che mi parla del suo fidanzato. Poi all’ improvviso mi spiazza: “E tu ce l’hai il fidanzato? Come si chiama?” “Juan”. Ho risposto di getto, ho risposto di sì, ma non è vero. Perché l’ho fatto, perché le ho mentito? Perché penso che non possa capire ? Così mi avvicino di nuovo: ”Senti, non è vero che ce l’ho il fidanzato, cioè, non ce l’ho più, non mi ha più chiamato da quando è partito per Cuba”. “Ho capito” risponde Manuela.

Una settimana dopo si avvicina di nuovo: “Ti ha chiamato?” “No” “Chiamalo tu”. Io vacillo “Ma…” “Chiamalo tu ! ”. Manuela è ferma nella sua convinzione e io capisco in quell’ istante che non sono io che aiuto lei a giocare a tennis, è lei che mi sta aiutando a giocare al tennis della vita, involontariamente volontaria come me.

Francesca, 41 anni, precaria della ricerca

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