Con i gatti alla Piramide

gattiA Roma, le rotatorie stradali non sono come nel resto nel mondo. Nel quartiere Ostiense, ce n’è una che i ragazzi conoscono soprattutto come punto di ritrovo in cui, dall’uscita della metro, poi se ne vanno a ballare nei locali di Testaccio. Alla confluenza tra quattro grandi strade, il traffico affoga perennemente gioielli come la Porta San Paolo, la Piramide Cestia e il cimitero acattolico di Roma.

La Piramide, con la sua punta aguzza, un monumento funebre così anomalo per Roma, fu voluta dal setteviro Caio Cestio ispirandosi alla cultura dell’antico Egitto, quando questo diventò provincia romana.

Al suo fianco, il cimitero dei protestanti, dove giacciono, tra gli altri, John Keats, Antonio Gramsci, Carlo Emilio Gadda, Percy Shelley. Quale posto migliore per accogliere una colonia di gatti? Animali umbratili, misteriosi, popolanti le fiabe gotiche e per di più sacri per gli antichi egizi.

La colonia felina occupa soprattutto quella specie di avvallamento situato tra le mura del cimitero e la piramide, oggi ricoperta di impalcature per il restauro. C’è il verde, ci sono tanti dislivelli, antiche mura su cui arrampicarsi, e le auto sono distanti. C’è grande tranquillità, non sembra di stare in centro. Al cimitero non si poteva entrare, poiché è chiuso di domenica pomeriggio. Peccato perché forse avrei ricavato  qualche bella foto di  micioni accoccolati sulle tombe celtiche, in un’atmosfera degna di una poesia di Baudelaire o di un racconto di Edgar Allan Poe.

La colonia ha una specie di re: è un gattone nero lungo e affusolato, si chiama Baloo, e si aggira tra le rovine con incedere aristocratico, da vero leader, esigendo rispetto. Lì ogni gatto ha un nome: Tipper, Sandokan, Proserpina (in realtà me li sono inventati, eccetto Baloo, che è l’unico che ricordo)

Non è una colonia, ma un gruppo di singoli gatti, e i volontari sembrano conoscere di ognuno la personalità.

Tutti i mici appaiono in ottima salute, paffuti ma non sedentari, vispi nello sguardo e nelle movenze.  Ricevono porzioni abbondanti da mangiare e hanno tutto lo spazio per sfogarsi. Se ne occupa una signora elegante coi capelli bianchi, di origine austriaca. Molta gente viene a dare un’occhiata e a chiedere informazioni riguardo a cuccioli da adottare.

I gatti mi sono sempre piaciuti tantissimo. Credo che al mondo non esista nulla di più tenero di un gatto da cucciolo e nulla di più perfetto di un gatto da adulto. Ne avevo anch’io uno, fino a dieci mesi fa, si chiamava Carotino ed era un soriano rosso tigrato, un brutto male al fegato l’ha portato via.

Era la mia prima esperienza di volontariato, non solo con Roma Altruista, ma di tutta la mia vita. Così, per iniziare, ho scelto una cosa leggera, ma penso che a breve mi iscriverò anche a qualche attività rivolta alle persone.

In quanto neofita, non ho fatto un granché: ho spazzato via un po’ di aghi di pino dal selciato con il rastrello, e ho aiutato ad aggiustare la porta di una delle varie casette di cemento destinate ai mici per rifugiarsi dal freddo, che si era staccata dai cardini forse a causa dell’umidità. Ogni casetta contiene cuccette di plastica, coperte, cuscini. Decisamente, credo che alla Piramide i gatti stiano molto meglio di tanti rinchiusi in appartamenti dai loro pur iperprotettivi padroni. È quasi un peccato che qualcuno venga ad adottarli.

Alla fine del lavoro, i volontari  mi hanno offerto dei biscotti e siamo stati un po’ a chiacchierare, non solo di felini. Belle persone, come mi aspettavo. Un bell’ambiente, un pomeriggio domenicale rigenerante e ben impiegato.

Non sono riuscito ancora a separarmi dal trasportino e dalla lettiera di Carotino, ma penso che la prossima volta che vado alla Piramide glieli porterò in dono. È la cosa più giusta.

 

Moreno, 38 anni, Roma

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