Scoperto un nuovo ed antichissimo linguaggio: quello dell’amicizia

Chiudo la porta dietro di me, il cielo è grigio e pioviggina, come ormai da giorni ininterrottamente a Roma, ma dentro il sole, la luce di una speranza che un piccolo gesto può riuscire a donare tanto. Mi dirigo verso la metro, in tasca ho gli stessi due euro del viaggio di andata, ma dentro sono più ricca di prima, più fiduciosa del mondo e della vita.
Varco l’uscio di via degli Artisti 32 con dentro un’esperienza nuova, speciale ed unica.
Casa Africa Onlus è un’associazione di solidarietà e promozione sociale senza scopo di lucro, dedita a molteplici attività con popolazioni africane e non solo, dentro ci sono culture che si intrecciano e camminano insieme.

È la mia prima esperienza di volontariato tramite RomAltruista. Sono emozionata, onorata, osservo, cercando di essere il più attenta possibile per rispondere a qualsiasi domanda, e concentrata per dare concretamente un aiuto a chi ne avesse bisogno.
Prendo posto accanto all’insegnante e l’affianco nella sua semplice e formidabile lezione di italiano, tentando il più possibile di esserle di aiuto in questo onorevole compito di riuscire a trasmettere un’altra lingua ed insieme ad essa un’altra cultura.
Non so quanto tempo la donna dalla grinta straordinaria, che avevo di fronte, avesse trascorso con gli studenti di questo corso, ma loro l’adoravano, e sentivo anche un certo affetto nell’aria di quella stanza, un affetto sincero e puro. Lei li aveva conquistati, aveva capito le loro difficoltà e le loro paure, conosceva i momenti giusti di ognuno e lasciava il giusto spazio a tutti.
Lì in quella stanza, in un vicolo del centro meraviglioso di una città come Roma, stava avvenendo un incontro magico. Non eravamo solo noi le insegnanti, ma lì erano tutti insegnanti e tutti studenti. Le nostre culture in quel momento si stavano incontrando, i significati si intersecavano. Provare a trasmettere il vero senso di una parola italiana ad un siriano o ad un senegalese, cittadini cresciuti in ambienti culturalmente diversi, non è così semplice. Le parole possono assumere significati molteplici e differenti a secondo di come vengono interpretate e questa lezione diventava un continuo dare e ricevere ininterrotto, le nostre culture si stavano confrontando, mentre spiegavamo l’imperfetto nella lingua italiana contemporaneamente imparavamo qualcosa di un’altra cultura.

La sede di Casa Africa dove si tengono queste lezioni è un ambiente piccolo, ma molto confortevole, e penso dentro di me che forse è proprio così che dovrebbe essere una Onlus che accoglie persone da ogni dove. Un tetto dove cercare nuovi amici, dove ritrovare il calore e l’accoglienza giusta perché non avvertano troppo la lontananza dal loro Paese, riuscire a farli sentire un po’ a casa.
Sono soprattutto giovani con tanta voglia di mettersi in gioco, si sforzano e tentano di imparare i verbi, alcuni con più, altri con meno difficoltà.
È straordinario osservare la volontà di darsi una mano a vicenda tra di loro. C’è chi afferra prima il senso del racconto e tenta di spiegarlo al compagno di banco come può, un po’ in inglese, un po’ in italiano, un po’ nella lingua universale dei gesti.

Sono per lo più giovani, provenienti da tante terre lontane, si può dire che lì c’è il mondo, ho assistito estasiata non solo ad una lezione d’Italiano, ma ad un crogiolo di culture che si incontrano tendendosi la mano: Italia, Senegal, Siria, Egitto, Eritrea, Mauritania, Ucraina, Russia.
La definirei più una lezione di vita per tutti, per tutte le persone che hanno condiviso quel momento, per gli studenti, per gli insegnanti, per noi volontari.
Ciò che accomuna tutti è la speranza e la voglia di farcela insieme attraverso un arricchimento reciproco e continuo, senza confini.

Simona
Sono nata a Napoli e laureata a Roma in scienze della comunicazione con una tesi in antropologia culturale.
Amo viaggiare, vedere una bella mostra e osservare ogni forma d’arte, ma soprattutto adoro passeggiare e perdermi per i mille vicoli di Roma.
Sono appassionata di eventi culturali e mi piace impasticciare in cucina.
Mi sono avvicinata al volontariato per riscoprire il senso delle cose, la bellezza della semplicità che ci può essere in un gesto altruista.

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