Perchè gli esseri umani fanno atti di altruismo?

I medici e infermieri  volontari che hanno lavorato con i pazienti di Ebola hanno rischiato la loro vita per aiutare qualcuno.

Esiste davvero l’altruismo, oppure è solo una forma più recondita di egoismo (faccio del bene perchè  per qualche motivo mi fa stare bene)? Tutti noi che facciamo volontariato prima o poi ci interroghiamo su cosa ci spinge a farlo. Pubblichiamo un articolo di Steve Taylor, professore di Psicologia all’università di Leeds, sul tema dell’altruismo. Ringraziamo Alessandra Basilico per la traduzione in Italiano.


La domanda del perché a volte gli esseri umani sono pronti a rischiare la loro vita per salvare altre persone ha incuriosito filosofi e scienziati per secoli. Da un punto di vista evoluzionistico, l’altruismo non sembra avere alcun senso. Secondo la visione moderna neodarwiniana, gli esseri umani sono fondamentalmente egoisti. Dopotutto noi siamo in realtà solo portatori di migliaia di geni, il cui unico scopo è sopravvivere e moltiplicarsi. Non dovremmo essere interessati a sacrificarci per altri o persino aiutarli.

È vero che, in termini genetici, non è necessariamente un`autosconfitta aiutare i nostri vicini, parenti o cugini lontani-loro portano lo stesso corredo genetico nostro e quindi, aiutando loro, aiutiamo i nostri geni a sopravvivere. Ma cosa succede quando aiutiamo gente che non ha alcuna relazione con noi o persino gli animali?

Altruismo egoistico

Secondo alcuni psicologi, non esiste niente equiparabile al puro altruismo. Quando aiutiamo stranieri (o animali), sempre ci deve essere qualche beneficio per noi anche se non ne siamo consapevoli. L`altruismo ci fa sentire bene con noi stessi, fa sì che altre persone ci rispettino di più o potrebbe incrementare (per chi ci crede) le nostre chances di salire in Paradiso. O forse l`altruismo è una strategia d’investimento-noi facciamo dei favori ad altri nella speranza che un giorno loro ci ricambieranno il favore, quando ne avremo bisogno (questo si chiama reciproco altruismo). Secondo gli psicologi evoluzionisti, potrebbe anche essere un modo di dimostrare le nostre risorse, mostrando quanto ricchi o capaci noi siamo, così da diventare più attraenti verso il sesso opposto e quindi incrementare le nostre possibilità di riproduzione. Infine gli stessi psicologi evoluzionisti hanno anche suggerito che  l`altruismo verso gli stranieri può essere un tipo di errore, una caratteristica lasciata in eredità dai tempi in cui gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi con la gente con la quale eravamo geneticamente relazionati. Naturalmente, noi sentivamo  l`istinto di aiutare gli altri membri del nostro gruppo in quanto la nostra propria sopravvivenza dipendeva dalla salvezza del gruppo in quanto tale e perché, più indirettamente, questo avrebbe aiutato la sopravvivenza dei nostri geni. Oggi noi non viviamo più in piccole tribù di famiglie estese, ma ci comportiamo come se ancora ci vivessimo, aiutando la gente intorno a noi come se fossimo relazionati a loro in qualche maniera. Tutte queste spiegazioni tendono a ridimensionare l`altruismo. Mi ricordano i tentativi di giustificare la mia indolenza quando mia moglie torna a casa e scopre che non ho fatto le commissioni che mi aveva chiesto di fare. Sono spiegazioni che cercano di scusare l`altruismo. “Per favore, scusate la mia gentilezza, ma io stavo veramente cercando di apparire buono agli occhi delle altre persone. Scusate per l`aiuto che vi sto dando, ma questa è una caratteristica che ho ripreso dai miei antenati secoli fa, e sembra che non riesca a liberarmene.”

Altruismo puro

Ora, io non dubito che queste ragioni possano avere la loro validità in alcuni casi. Molti atti di gentilezza possono essere in primo luogo, o in parte, motivati da interesse personale. Ma è così naïve suggerire che l’altruismo puro possa esistere allo stesso modo? Un atto di puro altruismo può farti sentire meglio con te stesso e può aumentare il rispetto di altre persone verso di te, o aumentare le possibilità che tu un giorno venga aiutato allo stesso modo. Ma è in eguale misura possibile che, nel momento in cui il gesto di altruismo viene compiuto, la tua sola motivazione sia un impulsivo, egoistico desiderio di alleviare la sofferenza.

Ieri, stavo per fare una doccia e ho visto un ragno arrampicarsi vicino al portasapone del nostro bagno. Sono uscita dalla doccia, ho trovato un pezzo di carta, ho gentilmente incoraggiato il ragno a salire su di esso e l`ho messo in salvo. Perché ho fatto questo? Forse nella speranza che un ragno faccia questo per me in futuro? O che il ragno possa dire ai suoi amici che grande persona sia io?

O più seriamente forse è il risultato di un condizionamento morale, rispetto per gli esseri viventi e un impulso a far del bene che mi è stato instillato dai miei genitori? ( Anche se a pensarci bene, i miei genitori non mi hanno insegnato queste cose).

No, io penso che questo semplice atto sia dovuto all`empatia. Ho empatizzato con il ragno in quanto altro essere vivente, che ha il diritto di rimanere vivo tanto quanto me. Credo che quell`empatia sia la radice di tutto l`altruismo puro. A volte l`empatia è descritta come un`abilità cognitiva di vedere il mondo attraverso gli occhi di un`altra persona, ma io penso sia molto più di questo. Dal mio punto di vista, la capacità di empatizzare dimostra che fondamentalmente tutti gli esseri umani e viventi sono interconnessi. A livello profondo, siamo tutti espressione della stessa coscienza.

Come parecchi filosofi della coscienza, ad esempio David Chalmers, hanno suggerito, forse piuttosto che produrre coscienza, la funzione del cervello potrebbe essere di ricevere o canalizzare una coscienza che esiste al di fuori del cervello, e che di fatto permea l`intero universo. La coscienza può essere  una forza fondamentale dell`universo, come la gravità.

Altruismo e connessione

È questo fondamentale senso dell`unità che rende per noi possibile identificarci con altre persone, percepire la loro sofferenza e rispondere a tutto ciò con azioni altruistiche. Noi possiamo percepire la loro sofferenza perché, in un certo senso, noi siamo loro. È a causa di questa identità comune che noi sentiamo l`urgenza di alleviare la sofferenza di altre persone e di proteggere e favorire il loro benessere proprio come faremmo con il nostro. Nelle parole del filosofo tedesco del diciannovesimo secolo Schopenhauer, “il mio proprio essere innato di fatto esiste in ogni creatura vivente, veramente e immediatamente conosciuto come la mia propria coscienza dentro di me”. Questo è il terreno della compassione sopra cui tutta la vera virtù risiede e la cui espressione è in ogni azione.

In altre parole, non c`è bisogno di scusarsi per l`altruismo. Al contrario, dovremmo celebrarlo come la trascendenza dell’apparente separatezza. Piuttosto che essere innaturali, l`altruismo è un’espressione della nostra natura più profonda, quella della connessione.

 

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