‘RECUP’era lo Spreco Alimentare

Condividiamo la testimonianza di Giulia, una volontaria di RomAltruista che ha voluto raccontare la sua esperienza con RECUP.

RECUP è un’associazione che realizza soluzioni per un problema grande ma sottovalutato: lo spreco alimentare. Il World Wildlife Fund (WWF) dice che potremmo ridurre le emissioni di gas serra del 6-8% se smettessimo di sprecare cibo. Inoltre, secondo un articolo del World Food Programme (WFP) del 2020, un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo per la consumazione umana si perde o si spreca ogni anno. Ed è proprio questo che RECUP vuole cambiare. Fondata a Milano nel 2016, l’associazione è nata per combattere lo spreco di frutta, verdura, pane ed altro nei mercati. Spesso infatti, il cibo che non viene venduto viene scartato dai venditori. Detto questo, RECUP fa in modo che il cibo venga salvato o ‘RECUP’erato e dato alle associazioni e persone che ne hanno bisogno. Lavora con tante associazioni diverse per distribuire il cibo, incluse Croce Rossa, Casa Sabotino, Sant’Egidio, Casetta Rossa e il FAI, e continua anche a catturare l’attenzione di grandi marchi del mondo commerciale.

In alcuni casi, i beneficiari dell’attività diventano volontari e quello che le associazioni non prendono se lo portano via loro. Come scritto sul sito di RECUP, l’obiettivo è dare al cibo che non ha più un valore economico un valore sociale. L’attività si svolge in 20 mercati a Roma e Milano. Infatti RECUP recupera 11 tonnellate di cibo ogni settimana e raggiunge 4000 persone tutte le settimane. L’associazione apprezza sia l’aiuto di volontari che le donazioni fatte sul suo sito o tramite il 5×1000, per sostenere le sue attività e la sua missione. Il merchandising sul sito è anche imperdibile.

Inoltre, i gestori dell’attività spesso organizzano degli eventi di accoglienza per i volontari, come l’amato “Disco Soup” che ora si svolge almeno una volta l’anno a Roma. Durante quest’evento, dopo il recupero di cibo in vari mercati, si riuniscono tutti i volontari con uno chef per creare piatti golosi con il cibo salvato e si mangia in compagnia di esperti di varie industrie per poi discutere su vari temi di sostenibilità. Di solito, si riuniscono varie associazioni per creare questo genere di eventi con RECUP, come Slow Food Youth Network, Spin Time Labs e Inspire. Da questa iniziativa, sono derivati anche altri progetti creativi, come dei laboratori concentrati sull’utilizzo degli scarti di frutta e verdura per creare degli acquarelli, per dipingere quello che il tuo cuore desidera. Peraltro, RECUP ha anche partecipato ad altri progetti innovativi, come una masterclass che insegna come cucinare con gli avanzi e in alcune fiere come “Fa’ la cosa giusta!” a Milano.

Un pomeriggio al supermercato si svolge così: tu ti presenti il giorno e al mercato che ti fa più comodo (indossando la tua bella maglietta RECUP, se te ne ricordi). Poi ti riunisci con gli altri volontari e inizi ad aprire il tavolino e la bilancia per pesare tutto il cibo raccolto. Subito dopo, può capitare che qualche venditore venga da voi con delle cassette di cibo già pronte per essere donate. È di solito in questi momenti che ti rendi conto che non stai solo recuperando il cibo, ma stai anche creando una relazione con i venditori e un ambiente di rispetto che coinvolge sia il venditore che distribuisce, e magari coltiva anche i suoi prodotti di cui è giustamente fiero, e te, il volontario che non glieli lascia buttare.

Poi si inizia la selezione di ogni cassetta ricevuta, durante la quale si scarta la frutta e verdura che non si può donare (ad esempio perché è rovinata), in modo che le organizzazioni che vengono a raccoglierle ricevono comunque cibo di qualità. Dopodiché, si pesa tutto a categorie e si documenta il peso di ognuna per poi poter fare il conto totale alla fine. Il raccolto può variare da settimana a settimana e spesso arrivare a pesare da circa 40 kg a 200 kg o più. Mentre alcuni volontari fanno la selezione e pesano il cibo, altri fanno il giro del mercato per vedere se qualche venditore ha altre cose che possono essere recuperate. Dopo un paio di giri durante la chiusura del mercato, si ripete il processo e ci si incontra con l’organizzazione o le organizzazioni che hanno confermato la presenza in quel mercato per quel giorno. Si dà tutto via e quello che rimane viene diviso fra i volontari che lo vogliono. Poi torni a casa e pensi in quale mercato vuoi andare la prossima volta.

Entrare in questa comunità di collaborazione fra persone di tutte le età e di città diverse con lo stesso obiettivo ti fa sentire a casa, indipendentemente da dove vieni. Sul sito di RECUP, puoi trovare tutte le informazioni sull’associazione o il problema che vuole risolvere. Ma è solo una delle centinaia di opportunità a cui ti puoi iscrivere tramite RomAltruista. Non ne ho provate altre ancora, ma posso dire, forse con un po’ di pregiudizio, che questa sembra una delle migliori.

Giulia Lallas

Giulia è appassionata dell’ambiente e della moda sostenibile. Ha studiato pubblicità e arti visive negli Stati Uniti e ora sta frequentando un Master in International Management in Italia.

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