Dietro le quinte della race

Primo giorno di vero caldo a Roma (un ferragosto capitato in citta’, inaspettato, l’11 di maggio) e prima mia esperienza nel volontariato di Romaltruista.
Mi iscrivo, ormai 6-7 mesi fa, alla mailing-list di questa associazione, dopo aver visto, per caso, sulla bacheca di Facebook un amico che aveva cliccato ‘mi piace’ sulla loro pagina.
Curiosando sul sito mi aveva colpito la formula del volontariato che proponeva Romaltruista:compiti facili e molto diversi tra loro (senza bisogno di una specifica preparazione si puo’ fare del bene ad adulti, bambini, anziani ma anche ai mici della Piramide) da svolgere quando si ha tempo in varie zone di Roma.
Mi iscrivo al primo progetto in inverno (semplicissimo, via internet) e scelgo ‘Aiuta i bambini a socializzare con gli asini’: mi piacciono i bambini e ho una passione per gli animali e, dopo un po’ di incertezza, penso che il compito mi si possa adattare; purtroppo il clima rigido di quest’inverno mi fa prendere una forte influenza e devo rinunciare.
Tento nuovamente l’11 maggio con ‘Race for the cure’: la maratona che si terrà in varie città italiane che raccoglie fondi contro il cancro al seno. L’appuntamento e’ all’ex fiera di Roma per riempire le borse con i gadget che si distribuiranno ai partecipanti della corsa.  Il compito e’ un po’ noioso per la sua ripetitività ma la compagnia e’ piacevole e si scherza, come se ci si conoscesse da un po’, con le altre volontarie e si prendono un po’ in giro i ragazzi impiegati a caricare  e scaricare, senza sosta, tonnellate di scatoloni pieni di creme per le mani. Tutti lavorano di buona lena perché le borse devono essere tutte pronte per il 18 maggio e alla scorsa edizione hanno partecipato come pubblico 53.000 persone.
Nonostante sia un po’ faticoso stare tanto in piedi riempiendo borse, ti ripaga certamente il pensiero di aver dato una mano in un evento che si propone la promozione della prevenzione del tumore al seno, di  aiutare le donne per il pieno recupero del benessere fisico e psichico e per migliorare la qualità delle loro cure.
Purtroppo moltissimi di noi hanno avuto, in maniera indiretta o, disgraziatamente in maniera diretta, a che fare con qualche persona affetta da tumore: partecipare con il volontariato ad una attività come questa da l’impressione che si stia facendo qualcosa di concreto per ciascuna di queste persone.
Tornare a casa con questa convinzione ti dona una sensazione di benessere che ti fa pensare al prossimo progetto di Romaltruista a cui poter aderire.

Mi chiamo Giulia e ho 34 anni. Mi definirei, nonostante i problemi che mi sono capitati e che fanno parte della vita di ciascuno, una persona molto fortunata: ho una bella famiglia, buona salute, amici cari che mi sostengono, un tetto dove poter passare la notte, soldi a sufficienza per vivere e concedermi qualche viaggio e  una passione che è diventata anche il mio lavoro. Credo che tutto questo sia un dovere/piacere dividerlo con gli altri. 

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