La Befana porta la colazione tutto l’anno a piazza Mastai

Ore 06.00 del 6 gennaio, di un nuovo anno, il 2022.

Tiii… tiiiii . Suona la sveglia.

La spengo.

E’ festa, perché ho puntato questa sveglia?

Riparte. Tiiii…Tiiiii.

Federica

Sto per spegnerla una seconda volta, ma ora ricordo e mi urlo in testa.

Il volontariato!!! Il volontariato!!!

La città ancora dorme, tiepidi cenni di luce accompagnano il mio risveglio.

Come un robot in abitudinaria sequenza eseguo: l’acqua sul fuoco prima del passaggio obbligato in bagno, tuta e felpa con cappuccio, due cucchiai, anzi due e mezzo stamane di caffè solubile.

Verso l’acqua bollente nella mia mug gialla, un po’ di latte senza lattosio, senza grassi, senza latte praticamente per stemperare.

Qualche pensiero da inzuppare.

Sono le 7 passate, la mia amica arriverà a momenti, penso.

Eccolo, vocale “ amica puoi iniziare a scendere “.

Infreddolite e complici partiamo direzione Trastevere, in macchina ci ripetiamo a vicenda le raccomandazioni lette in merito all’ attività che andremo a fare.

Arriviamo come da indicazioni prima delle otto.

Le uniche voci che sentiamo sono quelle del vento accompagna le foglie di piazza Mastai.

Non vediamo nessuno, ci addentriamo, ed e intravediamo un gruppo di persone che trafficano con tavolini, termos di caffè, succhi, ed altri sacchi dai contenuti misteriosi.

La sensazione è la stessa che provo quando entro a casa di qualcuno che non conosco, per la prima volta.

Il viso sorridente del sig. Umberto ci da il benvenuto.

Da dietro una mascherina sentiamo: volontarie di Romaltruista?

Noi orgogliose e sorridenti, rispondiamo: Si. Eccoci.

Umberto ci parla di Tutto Blue e la loro iniziativa.

L’attività nasce diversi anni fa. Tutti si preoccupavano di dare qualcosa per cena, e noi ci siamo posti la domanda “ ma a cena come ci arrivano ? “ e così è nata l’ idea di offrire il primo pasto della giornata accompagnato da un buon giorno.

Sono quasi le otto e dopo una piccola introduzione veniamo smistate alle precisissime catene di montaggio. Io finisco al taglio e confezionamento della pizza.

Mary, addetta al pane. 

Mentre cerco di prendere il ritmo incalzante dei miei compagni provo a capire con delicata curiosità cosa succede due mattine a settimana qui.

Chi sono le persone che si avvicinano e chi sono le persone che stanno dietro a tutto.

Azzardo un banale commento sul tempo, ma vengo censurata in maniera lapidaria.

Pare ci sia una sorta di tacito accordo non verbale fra i volontari.

“Non si parla del tempo fino a che la missione giornaliera non sia stata portata a termine da tutti in maniera asciutta. “

E così, a testa bassa, fra pizze rosse e bianche che continuano a passarmi sotto gli occhi, riprendo ad incartare. Mi sento come quando a scuola il prof. ti beccava.

Dentro di me inizio ad intonare tutte le danze del sole, che conosco.  Ma non lo dico.

E’ cominciato ufficialmente il conto alla rovescia della mia ansia.

Venire associata a quella che “porta la pioggia “anche no.

Non oggi almeno.

Alzo gli occhi, la piazza sta cambiando colore.

Le foglie quasi non si vedono più.

Una fila di persone gestita in ordine che aspettano la Befana inizia a prender forma.

Ci sono famiglie in difficoltà, giovani ragazzi un pò disorientati, personaggi originali. Ci sono molti uomini, qualche coppia distinta, madri di famiglia, musicisti che si sono trovati all’improvviso senza casa e lavoro.

In una pizza trasteverina che contiene il mondo, un campione dell’umanità che siamo oggi.

Il gruppo di volontari è ben distribuito, diverse postazioni capitanate in maniera fissa, i supervisor che danno un’occhiata generale.

Ci sono due donne che si occupano di distribuire vestiti, e sempre a detta del sig.Umberto nel cofano della loro macchina hanno una vera e propria boutique.

E poi c’è lei, Françoise, il cui nome ed accento non mentono, va in giro per la piazza e tira fuori dalle tasche mascherine, rasoi, saponi in base al suo interlocutore.

Conosce tutti, lo si capisce dalla familiarità con cui si muove, si avvicina e parla.

Sembrano tante api operaie, che si muovono in maniera ordinata e precisa, all’ interno di un formicaio temporaneo e sospeso.

Sono le 9.30 il tempo del volontariato è giunto quasi al termine, assieme al cibo, le bevande calde e tutto il resto.

Quello che rimane viene ridistribuito ed il pane rimasto verrà lasciato al convento delle monache fuori dal cancello.

Basta citofonare mi spiegano. Loro sanno.

Tavolini disinfettati, ripiegati e sistemati in carrellini, spariscono in pochi minuti.

Le buste di Ikea blu ora vuote vengono riconsegnate ai vari proprietari.

Ogni ape ha il suo compito da portare a termine.

La piazza è pulita. Aiutiamo a portare in magazzino gli strumenti del lavoro e passiamo a lasciare il pane.

Cominciano a cadere le prime gocce, il cielo si sta tingendo di grigio ed ha iniziato a borbottare.

La mia ansia però è svanita. Sono salva!

Salutiamo tutti e ringraziamo, prima di diventare due pulcini bagnati e pensiamo ad una sosta per cappuccino caldo e cornetto. Il tempo in piedi al freddo si sta facendo sentire adesso.

Già, noi possiamo permetterci di non bagnarci, scegliere cosa prendere per colazione e tornare alla macchina penso.

Sulla strada del ritorno ripassiamo dalla piazza, non c’è più nessuno, non c’è traccia di ciò che è stato fatto fino a qualche minuto prima.

Sono tornate le foglie.

E’ tornato il vento pungente in faccia.

Ci saluta così mentre finisce di spazzar via questa mattinata e si prepara ad accogliere il prossimo miracolo di Piazza Mastai.

Federica Sorrentino

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