Il sorriso di Casa Ronald

La mia prima esperienza presso la casa Ronald – Bellosguardo è appena terminata, Marco mi passa il registro delle firme e con voce serena mi chiede “Come è andata?”


La risposta prorompe veloce e spontanea, però mi blocco a bocca aperta,un istante prima di pronunciarla, nell’intento  di frenare ciò che la mia razionalità ritiene un controsenso, un’eresia.
Non riesco, e con un filo di voce rispondo “Bene!”
Mi sento un imbecille, una sciocca, che c’è di “bene” in quella casa?


Un luogo, dove bambini e ragazzi portano chiari i segni di una malattia vigliacca, cosa ha di “bene”?
Corridoi, con foto di creature innocenti colpite da mali troppo grandi per la loro età, cosa hanno di “bene”?
Sale giochi, affollate di piccoli eroi con la mascherina protettiva al volto, cosa hanno di “bene”?
Salotti, dove tra genitori si parla di terapie mediche, cosa hanno di “bene”?
Stanze, in cui papà premurosi calmano con un abbraccio i tremori dei propri figli, cosa hanno di “bene”?
Camere, dove le mamme offrono con cadenza regolare pasticche e medicine varie a figli esili, cosa hanno di “bene”?
Nulla! Di “bene” lì, non c’è davvero nulla.

Eppure, più ci penso, e più continuo a trovarla la risposta più appropiata.
E’ andata “bene”, perchè va “male” quando esco dall’ufficio stanca e delusa dalla poca sensibilità ed umanità dei miei colleghi.
Va “male” quando sento persone lamentarsi di non poter permettersi l’ultimo prodotto tecnologico, e farne un dramma.
Va “male” quando in un rapporto non c’è neppure un briciolo di empatia.
Va “male” quando ci urliamo contro una rabbia non motivata, ma carica di rancori pregressi.
Va “male” quando ci ignoriamo.
Va “male” quando il vestito, l’orologio e l’auto, nel nostro piccolo e banale micromondo, rappresentano noi stessi.
Va “male” quando buttiamo via il tempo in stupide ed idiote attività ripetitive, come le ore dedicate ai social network.
Va “male” quando non capiamo che la vita è un “dono” ogni giorno, e ci sentiamo persone SFORTUNATE.

Lì, a Bellosguardo, è pieno di persone SFORTUNATE… ma nessuno ci tiene a fartelo notare, ed il sorriso rimane comunque la malattia più contagiosa!

Sono Tiziana, vivo il volontariato come un salutare atto di egoismo. E’ innegabile che vivere certe esperienze è tutt’altro che un sacrificio, anzi è un’opportunità di crescita interiore, nonchè un momento di confronto con noi stessi e un riconoscimento dei limiti dell’uomo. Facendo volontariato ci si ridimensiona, il nostro ego si annulla e torniamo ad essere “esseri umani”. Al di fuori di Romaltruista sono una mamma di 3 figli, separata, lavoratrice e …con tante passioni.

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