Un pasto per donare speranza

Come trasformare un piatto caldo in qualcosa di straordinario

Si sa, davanti ad un piatto fumante è difficile resistere. E se poi quel piatto lo consumiamo in compagnia di amici, familiari o conoscenti e magari con un bel sorriso, allora diventa davvero irresistibile. Ma come può un pasto diventare speciale?


Eh sì, condividere un pasto può rigenerare e riempire di energie. Certo, magari senza esagerare per finire con la pancia gonfia e un’epidemia di sbadigli! Ma lasciamo stare questi discorsi, mettiamo da parte energie, pance piene e sbadigli, perché quello di cui parliamo è qualcosa di ben più straordinario. Sì, straordinario come la speranza.


Forse capita più spesso di non potersi permettere un pasto caldo, e la cosa non è di certo piacevole, ma che succede se finisce la speranza? Come si resiste ad una vita senza speranza?
“La speranza è l’ultima a morire”, quante volte l’abbiamo sentito. Ed è proprio vero, perché quando viene a mancare la speranza, manca come il pane, o forse come l’aria.


Ma andiamo al nocciolo della nostra storia, bando alle ciancie. In fondo, quello che vogliamo dire è che un piatto caldo con un pizzico di sorriso può donare una speranza, o almeno è questo l’intento delle associazioni RomAmor, RomAltruista e di tutte le persone che, senza farsi scappare una settimana, dal sabato al martedì si incontrano presso i locali della Curia Generalizia dei Padri Rogazionisti.

Insieme a Patrizio, Patrizia, Sara, Gianni, Federico, Ezio mi sono ritrovato in via Tuscolana, dove ci sono le cucine e tutto il materiale necessario per la preparazione degli oltre cento pasti che l’associazione RomAmor distribuisce alle persone senza fissa dimora nelle stazioni di Tuscolana (sabato e domenica) e Ostiense (lunedì e martedì). C’è chi prepara i panini, chi cucina le rape, chi pensa alla carne e chi alle bibite, tutto sotto l’attenta direzione di Dino Impagliazzo, 86 anni e un’energia senza età. E non bisogna certo dimenticare la materia prima: gli alimenti che servono per la preparazione di questi pasti sono infatti donati grazie alle raccolte alimentari organizzate nei mercati e dalle tantissime, grandi e piccole attività locali che hanno a cuore e condividono gli ideali e lo spirito di RomAmor.

L’atmosfera non lascia scampo, poche parole e tanta volontà, tutto quello che serve per trasformare un primo, un secondo e un contorno in un’esplosione di amore. E non dimentichiamoci l’ingrediente principale: la speranza. Molti volontari si conoscono da anni, si sono conosciuti cucinando per chi ne ha bisogno e ne è nata un’amicizia vera, altri invece è la prima volta che si vedono, ma importa poco. Bastano pochi minuti per essere attratti dalla situazione e non poterne fare più a meno.
Qualche giro di orologio, 150 pasti caldi, oltre 15 volontari e un pieno di speranza. Si può fare, no? Voi che ne pensate?

Federico

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