Cittadini del Mondo

L’associazione per cui ho prestato le prime ore di volontariato si chiama così, aiuta immigrati, rifugiati e chiedenti asilo a Roma e tramite una piccola ma ben fornita biblioteca, permette loro di rimanere in contatto con la loro cultura. Un piccolo grande mondo di libri in diverse lingue, dall’hindi al croato, che noi volontari abbiamo catalogato con pazienza e allegria, sotto l’egida attenta di Diana e Gianni.

L’ambiente è raccolto e accogliente, Donatella ricontrolla ogni scheda con attenzione, chiacchieriamo un po’ delle nostre vite che per qualche ora si sono incrociate fra scaffali e sistemi decimali, poi c’è Paolo, il responsabile del progetto, con i suoi occhi azzurrissimi che sembrano averne viste tante, in riunione con lo staff per decidere i prossimi incontri culturali.

L’atmosfera è molto rilassata, si fa tutto con calma e se qualcosa non va si fa di nuovo, senza problemi. Un vero paradiso per un ex stagista alle prese col sempreverde monito “non sbagliare!”, alla Biblioteca dei cittadini del mondo invece ogni tanto si sbaglia, qualche numero non coincide, eppure con grande risolutezza e sorrisi si ricomincia d’accapo. Gianni ci racconta un po’ dei progetti di volontariato, dell’importanza di cominciare da piccole cose, un passo alla volta, perché i libri facili da reperire sono una risorsa importante quanto un pasto caldo offerto ai senza tetto.

Rifletto un po’ su quella strana vergogna che prende prima di iniziare, un imbarazzo posticcio eppure così umano nei confronti della solidarietà.  A volte è il tempo, “io non ce l’ho ore libere”, a volte è un senso di impotenza, “non potrei farlo…” a volte tutte e due, eppure alla fine siamo tutti lì, a mettere insieme un database di cui potrà servirsi un bambino turco o un profugo africano, o magari uno studente che ha voglia di incontrare nuove culture. Le tre ore passano in fretta, spolveriamo, spaziamo e riordiniamo un po’ prima di salutarci e andare via, quasi con la naturalezza e la serenità di un vecchio team.

Non ho fatto nulla di eccezionale, non avevo tempo e credevo di non superare l’impasse dell’imbarazzo, non ho reso il mondo un posto migliore, né ho dovuto fare i conti con le turbolenze della coscienza, ma ho sentito di aver fatto davvero una bella cosa.

Fabiana

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