Una partita così non l’avevo mai vissuta

A furia di leggere le esperienze dei volontari con i senza tetto mi è venuta voglia di provare anch’io, e così quando Ileana, la capo progetto di “Cena per due… cento” mi ha invitato ad “ispezionare” l’attività ho deciso di andare, ma come volontario. Ho già avuto a che fare con gente che vive su strada in una precedente esperienza di volontriato, certo, ma… la Stazione Termini, con il suo viavai e il suo microcosmo di umanità, con i suoi rumori e odori… evoca un senso di disagio. Quante volte sono passato su quei marciapiedi scansando questi uomini e donne buttati in un angolo?

Così mi ritrovo all’Hotel Afrodite con Ileana. Mentre chiacchieriamo amabilmente ascoltando musica Rock alla radio della sua auto, arrivano le altre 3 volontarie di Romaltruista: D., di Bologna, che sembra sapere molto della situazione dei senza tetto della sua città e di Roma; M e A, studentessa di arte la prima, impiegata in un’agenzia specializzata in pubblicità agli stranieri residenti in Italia la seconda, che sembrano amiche di lunga data anche se si sono appena conosciute. Mentre scambiamo convenevoli notiamo che si sta già cominciando a formare un piccolo gruppo di persone: hanno riconosciuto Ileana e sanno che sta per arrivare il cibo.

All’apparizione di un furgone scalcagnato che non ha visto un autolavaggio da tempo immemore accordono altri uomini e donne, si mettono in fila in attesa. E’ il furgone dell’associazione, con a bordo il gruppo di volontari stabili, 5 uomini e una donna. Allestiamo due tavoli di plastica su cui vengono appoggiate varie buste piene di panini accuratamente avvolti nella stagnola. I compiti vengono assegnati: le donne distribuiscono i panini, gli uomini fanno servizio d’ordine (che per lo più consiste nel cercare di far rispettare la fila).

A me viene assegnato un contatore, devo contare quanta gente viene a mangiare. Con il mio gilet fosforescente d’ordinanza mi avvicino alla coda sentendomi un pò come uno stewart della Ryanair. L’odore acre di persone che non hanno la possibilità di lavarsi regolarmente mi assale alla gola. Osservo i loro visi sudati, alcuni seri, altri allegri, altri stralunati, e li passo in rassegna cliccando sul mio contatore: un ragazzo di colore con una maglietta con su scritto “Mauro”, un uomo italiano che mi guarda e dice, scherzando, “che fai salti la fila”? Un uomo anziano che sembra italiano ha i piedi sporchi e gonfi come palloni. Tanti sono gli stranieri, l’atmosfera è rilassata e si scambiano due chiacchiere: come sta andando Italia – Inghilterra? Ancora zero a zero?

Le ragazze elargiscono panini e sorrisi, guardano questi uomini e donne negli occhi e mi sento toccato dalla grazia e umanità di questo minimo contatto fra due mondi diversi se pur attigui: capisco che la divisione dei ruoli fra volontari maschi e femmine non è casuale. Ma mi sono distratto! E tutte queste facce sono nuove? Le ho già contate? Quello mi pare che è già passato, o forse no? Vabbè, io lo riconto… Man mano che arriva la gente la fila si compatta, hanno fame e cominciano a spingere: una scena da ufficio postale in giornata di sciopero. Immancabilmente arrivano i furbi che cercano di infilarsi nella fila “salutando” qualche amico reale o immaginario, e sale la tensione. Qualcuno protesta, qualcuno vorrebbe prendere più panini “lo devo portare a mia moglie” – piccole scuse ma stiamo parlando di pane, dell’unico pasto della giornata probabilmente… come rimproverare un affamato per delle piccole furbizie? Eppure il vigile in me vorrebbe far rispettare teutonicamente la fila…

All’improvviso un uomo latinoamericano con la maglia della Roma (“De Rossi”) e un uomo di colore atletico e alto cominciano a spintonarsi. I volontari e gli altri riescono  a calmarli, almeno finchè non prendono i panini: appena lasciata la fila cominciano a prendersi a calci e schiaffi. Sono scioccato, da una parte vorrei intervenire ma dall’altra ho paura e so che non è il nostro compito. Per fortuna altri compagni di fila accorrono a separarli – mentre rifletto sulla tristezza di lottare per il pane… ho perso di nuovo il conto! Queste facce ora mi sembrano tutte uguali… ma sono tutti diversi, chissà cosa avrebbero da raccontare questi qui… quello sembra Afghano, quell’altro dell’Africa subsahariana, chissà come sono arrivati alla stazione Termini da casa loro…

La fila comincia ad esaurirsi e tanti ripassano per un 2° panino; dal furgone spunta anche una colomba pasquale e qualche banana. Due panini e un frutto… forse cena, forse l’unico pasto della giornata. Eppure c’è tanta dignità. Un transessuale viene a chiedermi un secondo panino “per la sua amica”, e insiste perchè sia io a prenderglielo: proprio non ci vuole credere che basta fare la fila di nuovo. Due uomini prendono un sacco della spazzatura e cominciano a raccogliere le cartacce degli altri – forse lo fanno solo per avere un 3° panino, forse è un gesto di dignità, per riaffermare fieramente la loro appartenenza a questa società che non li vede. Intanto tutti gli altri si accalcano attorno al furgone, dove una radio gracchia la telecronaca della partita. Ancora zero a zero… non importa se italiani o stranieri, tutti ascoltano in religioso silenzio proprio come i milioni di italiani sui loro comodi divani davanti ai loro maxischermi…
Io, una partita così, non l’avevo mai vissuta.

Mauro è il presidente di Romaltruista. Dice del volontariato: “Fare qualcosa  per qualcun altro senza aspettarsi nulla in cambio è per me un atto magico che contribuisce a portare armonia e unità sia nella propria vita che in questo mondo in crisi – non tanto per quello che si fa ma per l’intenzione che ci si mette”

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2 pensieri riguardo “Una partita così non l’avevo mai vissuta

  • 25 Giugno 2012 in 21:12
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    Grazie Mauro, bella la tua esperienza…mi è sembrato di viverla mentre leggevo! Quello che non sembra possibie è rimanere indifferenti di fronte a quanto succede intorno a noi…Grazie Romaltruista!!!

    Risposta

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