Una domenica di accoglienza
Mi si è liberata la domenica e finalmente ho potuto iscrivermi al progetto di volontariato presso il centro Baobab. C’è gente che parte per vedere l’ Africa, ma entrare a via Cupa è stato come andarci, incontrare gente dall’Eritrea, donne e uomini, per lo più ragazzi, bambini. Tutti insieme. Chi in disparte, chi invece gioca a pallone, a biliardino, chiacchiera. Occhi neri profondi in cui incontrarsi semplicemente perché siamo umani. Vado in cucina a mettermi all’opera: una donna energica, resa determinata dall’esigenza del grande lavoro da fare mi spedisce al reparto vestiti.
Inizio il mio lavoro accoppiando scarpe, riordinando magliette. Da lì in poi ho fatto di tutto perché il baobab e’ un albero grande e sotto la sua chioma c’è spazio per tutto ciò che accompagna il migrante, dal kit di accoglienza, ai vestiti, al pasto, alla cura, allo svago dei suoi bambini, al kit di partenza. I volontari arrivano ad ogni ora e dopo poco alcuni son già navigati, responsabili, precisi. Anche le cose arrivano ad ogni ora; ogni tanto una macchina si ferma vicino, un cittadino, una famiglia ha portato qualcosa di utile. Pile di patate da sbucciare, la cuoca eritrea, tanto esile quanto battagliera, è padrona del suo ambiente ed è bello stare al suo servizio e con un ragazzo eritreo si fa a gara a scaricare insieme la pasta alla velocità della luce. In fondo fare bene ogni piccola cosa e farla insieme rende davvero felici – quasi come un goal all’ultimo minuto! Il luogo poi è bello e curato; al momento del pasto mi siedo a mangiare insieme agli altri ed è un po’ come sentirsi in Africa. Certo non so nulla di loro e di quello che hanno passato, ma questo è un momento di riposo, di rilassamento, di accoglienza.
Un momento in cui se Dio fosse un po’ simile a noi, seduto lassù guardandoci direbbe: “laggiù a via Cupa brilla una chiara stella, come ne ho fatte io nel cielo”. E se fosse un po’ romano forse aggiungerebbe: “Daje così avanti tutta! ”
Andrea, 44 anni. Dopo un periodo di difficoltà ormai tanti anni fa, ho iniziato a praticare lo yoga, e dopo le prime importanti esperienze e la guida di un Maestro a cui va tutta la mia gratitudine, ho iniziato ad ampliare ed approfondire il cammino intrapreso, con tutte le gioie e le difficoltà che ne sono venute. Ben presto ho realizzato che avvicinarsi allo yoga significa includere in questa ricerca ogni aspetto della propria vita e certamente l’esperienza del volontariato serve questa direzione. Sento che la vita dell’uomo per essere inscritta nella felicità, deve essere una vita di servizio: della più alta aspirazione, della propria famiglia, del nostro prossimo.