Io speriamo che me la cavo!

“Aiutiamo i rifugiati a studiare per la patente”. Mi piace! Però nel messaggio di descrizione del progetto, non c’era quella frase tranquillizzante del tipo “anche se sai distinguere a mala pena uno stop”, ma solo una domanda: hai la patente?

La mia risposta, SI… ma avrei voluto aggiungere “anche se non guido spesso”, “gli incroci non erano il mio forte nei test”, “per non parlare del motore!” ecc. ecc.  e altri mille dubbi! Ma questa volta… mi sono iscritta! (‘Na matta!) Ora sono qui, stracontenta di averlo fatto (e aver fatto pace cor cervello) e vi dico, se avete le mie stesse ansie fatevele passare, non farete brutte figure! Anzi, sarete di grande aiuto con poco e quello che vi tornerà indietro sarà molto di più!!!

Ve lo dice una persona timidissima…ed in effetti… quando ho realizzato che il mio posto era quello della cattedra vicino al docente, beh all’inizio vi confesso un po’ di ansia mi è tornata! Ma è passata subito, ascoltando con curiosità il classico appello, (che buffo, molti hanno cognomi di calciatori) e passando all’azione con il distribuire i due test da far fare alla classe, come un vero esame a file alterne, cercando di mantenere il silenzio per i successivi  trenta minuti.  Il docente mi ha spiegato che sono arrivata a fine corso, in una fase prossima all’esame di guida vero e proprio.

L’associazione “Prime Italia” è affiliata direttamente con l’ACI che, per questo corso gratuito a cui hanno accesso i rifugiati politici, ammette all’esame solo 30 candidati alla volta (poi bisognerà aspettare aprile!) e sono molti di più gli iscritti al corso.

Si fanno quindi molti test in questo periodo per prendere le persone più preparate,“i papabili”, come ha annunciato il docente a chi aveva in media solo due errori in questi mesi di studio.  “Ma cosa vuol dire papabile?”… “che diventi Papa!” risponde il docente. “Seeee”. Risate, subito seguite dalla risposta chiarificatrice per la parola un po’ difficile da comprendere.

L’atmosfera è questa, distesa, allegra, e le domande che vi rivolgeranno alcuni studenti, saranno di comprensione del testo. L’italiano è la nostra madrelingua, ma per loro stranieri non deve essere facile… … no, non lo deve essere affatto… chissà da rifugiati politici, da cosa stanno scappando? Chissà cosa hanno passato? E che cosa stanno ancora passando? Ma poi li guardi negli occhi e quello che ti colpisce è la voglia che hanno di arrivare, quella voglia di voltare pagina, di ricominciare che traspare in tutti: africani, ucraini…chissà lui da dove viene? C’era perfino un francese in classe!

Tante diverse culture, tanti modi di approccio, ma tutti con la stessa voglia di riprendersi la vita.

Quanto è bella questa energia che ti coinvolge mentre correggi  il test (wow ho preso l’iniziativa! Ti credo, con le risposte scritte a fondo pagina è facile! Vedi a salire in cattedra :D!). Impossibile non tifare per loro mentre correggi “il compito”! Empatizzare con chi ti chiede con ansia il risultato, perché questo test gli era capitato tra i ripassi proprio quella mattina! Dispiacerti per quella giovane mamma con una bambina piccola da crescere, che di errori ne ha fatti ancora troppi. Ricambiare il sorrisone che spunta improvvisamente su chi invece ne ha fatti pochissimi! C’è chi addirittura è talmente contento di un foglio vicino all’ immacolato, che scatta una foto al test per inviarlo via “whatsApp” agli amici! Che allegria!

Poi c’è anche la persona timida in un angolo che aspetta silenziosa (ormai volevo correggerli tutti!), c’è il “secchione” che ha consegnato per primo: ha fatto due test in mezz’ora o poco più  e ne chiede con allegra sfacciataggine un terzo, che sa che non abbiamo! E segue una risata contagiosa.

Davvero una bellissima esperienza! Ritrovare l’atmosfera dei banchi, di una classe variegata di studenti un po’ grandicelli, che a differenza di come eravamo noi in età scolastica, hanno tanta voglia di studiare! E di farcela! Ed è con questa voglia che torni a casa, con questa carica di energia positiva. E’ tutto possibile se vuoi, loro ci credono, e tu?

GRAZIE per questa lezione di vita.

Maria Anna Haag

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